A Torino soprattutto nelle vicinanze del centro, esistono molte chiese che vi consiglio di visitare. Ma ce n’è una in particolare che mi ha lasciato a bocca aperta: la chiesa di San Giovanni Evangelista che si trova presso il quartiere di San Salvario a Torino. Vi svelo in che modo ho conosciuto questo luogo sacro.
Un sabato pomeriggio stavo passeggiando per il centro città ed arrivata in corso Vittorio Emanuele, uno dei più importanti di Torino perché collega la stazione di Porta Nuova con la collina, all’improvviso mi stupisco che sia aperta la maestosa chiesa di San Giovanni Evangelista, che solitamente è chiusa. Quindi con gioia entro per visitarla.
Immediatamente mi stupisco perché l’interno è molto buio e non riesco a vedere bene che cosa contenga, faccio qualche foto ai dipinti laterali e nel frattempo mi avvicino all’altare centrale. Mi viene incontro un signore che si scusa per le luci spente e in men che non si dica la chiesa si illumina ed io posso ammirarne la bellezza che mi lascia stupefatta.
Continuo a fissare il meraviglioso altare e poi scatto una foto. Allora il signore si avvicina nuovamente per chiedermi se la chiesa è di mio gradimento. Gli rispondo che poche volte ho visto tanta bellezza e lui allora si presenta: “Piacere io sono Don Dario il parroco, se posso esserti utile, chiedi pure!”. Allora gli rispondo che mi fa tanto piacere conoscerlo e vorrei che mi raccontasse la storia di come Don Bosco riuscì a far edificare questa chiesa. Con gli occhi luccicanti inizia la sua spiegazione.
Don Bosco è tuttora uno dei santi più famosi di Torino. Dopo essere stato ordinato prete, decise di recarsi per le strade e rendersi conto in quale stato di degrado si trovassero i giovani e poi nelle carceri. I fondamenti della sua attività si possono riassumere in pochi aspetti: diventare amico dei giovani per donargli un’istruzione adeguata e avvicinarli alla chiesa. Per questo uno dei punti cardine su cui si fonda la comunità salesiana è diffondere l’amore di Dio in special modo ai giovani, ai più poveri e agli abbandonati dalla società.
Nel 1841 Don Bosco diede inizio alla sua opera di evangelizzazione, facendo catechismo ad un ragazzo di nome Bartolomeo Garelli. Si trovavano ogni domenica presso la sacrestia della chiesa di San Francesco D’Assisi a Torino. Così in pochi mesi si sparse la voce e centinaia di ragazzi ogni domenica si recavano presso la chiesa, non solo per sentire la parola di Dio spiegata da Don Bosco, ma anche per avere una sua parola di conforto o di aiuto. Dopo 5 anni spostò questi incontri nel quartiere Valdocco a Casa Pinardi dove vide la luce l’Opera Salesiana, grazie alla quale nacquero dei centri di formazione professionale e il concetto fondamentale di aiutare il prossimo si concretizzò nell’istituzione di missioni specifiche in Italia nel mondo.
Poiché quel luogo però non poteva contenere le miriadi di persone che accorrevano da lui, pensò di dar vita ad un secondo oratorio e così affittò per 450 lire annue una casetta con il cortile, adatta per accogliere tutti quei ragazzi, situata dove oggi si trova il presbiterio dell’odierna chiesa di San Giovanni Evangelista. Così dopo alcuni lavori per rendere più adatto l’ambiente, nel 1947 in una fredda giornata di neve, una moltitudine di ragazzi si recò da Valdocco al nuovo oratorio San Luigi.
Con il passare del tempo questo luogo divenne un’icona di ritrovo per tutti i ragazzi della zona e così Don Bosco comprò il terreno intorno alla casa, per costruire una grande chiesa che fosse visibile da una delle strade più importanti di Torino: Corso Vittorio Emanuele. La fece disegnare dall’architetto Edoardo Arborio Mella che creò un edifico imponente in stile romanico, sul quale svettava il campanile che si trovava a 45 metri d’altezza. Nel 1878 fu collocata la pietra angolare sulla quale c’era un’incisione che recitava: “Fu messa in costruzione una chiesa, un oratorio e una scuola affinché a tutti venga data la comodità di soddisfare ai doveri religiosi e si possano istruire nella religione e nella scienza i ragazzi”.
Nel 1882 la costruzione fu terminata e il 14 agosto dello stesso anno l’Arcivescovo di Torino la consacrò solennemente. A mezzogiorno furono suonate le campane a festa per dare inizio alla prima Messa celebrata proprio da Don Bosco davanti ad una folla immensa. Questa chiesa nel tempo fu battezzata dai cittadini “San Giovannino” per distinguerla dalla cattedrale di San Giovanni Battista patrono della città.
Una curiosità: è una delle rare chiese di Torino costruita solo con le offerte dei fedeli, che risposero con grande generosità all’appello di Don Bosco.
Una chiesa dedicata all’Apocalisse
Innanzitutto è importante sapere che la chiesa di San Giovanni Evangelista è dedicata all’Apocalisse.
All’entrata è presente una statua che ritrae Pio IX opera di Francesco Gonfalonieri, che è stata voluta proprio da Don Bosco come ringraziamento al Papa che fu per lui benefattore ed amico.
Al suo interno la chiesa è divisa in tre navate che culminano in una volta, nella quale si può ammirare uno squisito dipinto del pittore torinese Enrico Reffo che rappresenta una scena del calvario in cui il Redentore pronuncia le parole del Testamento: “Donna ecco tuo figlio” e al discepolo: “Ecco tua madre”. Nei cinque medaglioni sottostanti il dipinto sono rappresentati: San Pietro, San Giacomo, San Giovanni e Sant’Andrea e nei sette medaglioni sulle pareti laterali sono raffigurati i sette vescovi dell’Asia Minore citati nell’Apocalisse.
Nella volta sopra il presbiterio, dipinti da Giuseppe Rollini, troviamo l’Agnello e due gruppi di angeli scena tratta dall’Apocalisse in cui Gesù rompe i sigilli che chiudevano i libri che avevano come argomento il futuro destino della chiesa, mentre i cori angelici cantano inni di lode e vittoria all’Agnello.
Una curiosità: l’altare è double face ovvero è costruito in modo identico sia davanti che dietro, questo perché una volta la Messa si poteva anche seguire dall’ingresso posteriore.
L’organo
Don Bosco aveva voluto che la chiesa di San Giovanni Evangelista fosse dotata di un grandioso organo ed infatti fu costruito a tre tastiere e con oltre 3600 canne. Per l’inaugurazione nel luglio del 1882 fu organizzata una settimana di concerti con i migliori organisti provenienti da tutta Italia.
Purtroppo nel tempo l’organo si danneggiò irrimediabilmente a causa dell’usura e del riscaldamento. Fu così restaurato, mantenendo l’apparato audio originale e fu trasferito dietro l’abside. Inoltre in occasione del bicentenario della nascita di Don Bosco, fu ampliato e rimesso a nuovo. Ad oggi rimane il terzo organo più grande di Torino ed ha un impianto elettrico che è simile a quello della Cattedrale di Notre Dame a Parigi.
In conclusione…
Ecco – mi dice il parroco a conclusione della sua spiegazione – questa è la storia della magnifica chiesa di San Giovanni Evangelista che ho il piacere di guidare da tanti anni, dopo essere tornato dalle missioni.
Poi ci sediamo un attimo in silenzio a contemplare ancora l’immensa bellezza dell’interno e all’improvviso Don Dario mi dona un piccolo rosario che ha preso a Gerusalemme affinché io mi ricordi di questo nostro casuale incontro e quando lo racchiudo tra le mie mani trattengo a stento le lacrime, perché penso che ogni tanto le coincidenze possano segnare la via da percorrere nella vita, quando non si è sicuri. Infatti ho sempre pensato che sarei voluta andare in Israele a vedere da vicino quella terra così martoriata politicamente, ma così piena di storia e spiritualità ed avevo sempre rimandato. Ora invece nella mia mente si fa strada una certezza: “Israele, ecco la meta del mio prossimo viaggio!!”.