Come ogni anno non vedo l’ora che arrivino le vacanze per programmare un viaggio all’estero in luoghi lontani. Dopo tanti anni di attesa, decido che quest’anno la mia meta sarà il Perù. Ed allora mi documento almeno sulle prime città da visitare leggendo su una guida: “Cosa vedere in Perù: Lima ed Arequipa”.
Dopo un volo di circa 16 ore, arrivo a Lima di sera e la prima cosa che mi meraviglia sono i giganteschi edifici costruiti a picco sul mare dotati di una vista straordinaria sul golfo nel quartiere di Chorrillos. Senza conoscere la città, guardo sulla guida e trovo la sezione “Cosa vedere in Perù” che mi consiglia di fare una passeggiata nel quartiere residenziale di Miraflores e prendere la strada che conduce verso il mare per ammirare il panorama, che in effetti mi lascia senza fiato, perché trovandomi in alto riesco a vedere tutta la costa illuminata e un grande Cristo con le braccia spalancate che sembra quasi darmi il benvenuto.
Vedo molti giovani che passeggiano, gente che corre per mantenersi in forma, ci sono peruviani mescolati ad altre culture un vario melting pot e arrivo fino ad un centro commerciale dove trovo ristoranti e anche negozi con marche a me note. Mi trovo a mio agio in questo ambiente occidentale, ma dopo un po’ mi pongo immediatamente una domanda: “Ma sarà tutto così o ci saranno dei luoghi in cui conoscere gli usi e costumi locali?”. Con questo punto interrogativo, mi dirigo verso l’albergo per riposarmi.
Il giorno seguente vado a visitare il museo Larco che grazie alle suoi moti reperti, contribuisce a capire in maniera approfondita la storia del popolo Inca. Molti manufatti statue e anche una sezione dedicata alla sessualità che era molto presente nella società precolombiana.
Nel pomeriggio vado a visitare la Cattedrale di Lima che si trova accanto alla Plaza Mayor al centro della città. Risale all’inizio del XVI secolo. L’edificio di colore bianco è in stile coloniale e presenta due gigantesche torri gemelle a spirale che sono visibili da ogni punto del centro cittadino. L’architettura è chiaramente influenzata dagli stili europei, come si vede dalle ampie colonne e dagli esterni di colore bianco. La facciata centrale comprende tre enormi portoni tra cui la porta del perdono e le sue torri sono in stile neoclassico.
Il mattino seguente prendo un volo aereo che mi porta direttamente ad Arequipa. Atterrata e arrivata in città, mi ritrovo immersa in un paesaggio quasi desertico dove all’orizzonte troneggia il vulcano Misti che si trova a 5822 metri di altezza e vicino al quale furono ritrovate sei mummie e rari reperti Inca.
Faccio un giro per la città e mi accoglie un bellissimo parco pieno di verde e fiori luogo ideale per riposarsi all’ombra, leggere un libro o fare due chiacchiere tra amici, come fanno gli abitanti del luogo. Mi immergo nella via principale che brulica di gente del posto ma anche turisti, negozietti che vendono beni di prima necessità, abbigliamento e souvenir. Ma come sono solita fare, dopo un po’ mi dirigo verso una via meno trafficata che mi collega ad un’altra stradina composta da ciottoli bianchi su cui batte il sole che crea un effetto molto luminoso, è un paesaggio tranquillo ma luccicante e vagamente medievale, che mi ricorda perché Arequipa sia chiamata “la città bianca”.
Successivamente mi reco nella piazza principale la Plaza De Armas, dove prima di tutto ammiro l’imponente cattedrale e poi sento una musica provenire dal fondo della piazza e scopro che si sta svolgendo uno spettacolo di danza eseguito da bellissime ballerine peruviane adornate con costumi tipici.
Successivamente inizio la visita del Convento di Santa Catalina dove la guida mi conduce attraverso un dedalo di stradine contornate da edifici che vanno dall’arancione al blu, nelle quali si respira un’aria di misticismo e tranquillità. Si narra che dopo essere entrate nel patio principale, le novizie passate sotto l’arco antecedente al cortile erano tenute a rispettare il voto del silenzio e a dedicare la propria vita alla preghiera. Dopo quattro anni le monache potevano decidere se prendere i voti o lasciare il convento.
Continuo il tour recandomi presso il Museo Santuarios Andinos dove si può vedere, conservata in una teca ad umidità controllata, la mummia Juanita. Durante un ascesa del monte Ampato (6288 metri) gli antropologi Johan Reinhard e Miguel Zárate trovarono all’interno di un cratere un involucro, caduto dal sito inca sovrastante, in cui tutto si era conservato perfettamente grazie al ghiaccio. Per loro meraviglia, l’involucro conteneva una mummia perfettamente conservata di una giovanissima donna. Inoltre trovarono disseminati lungo il fianco della montagna molti oggetti che erano stati lasciati come offerta agli dei Inca; tra questi oggetti c’erano statue e cibo. Dopo un paio di giorni tutto fu portato ad Arequipa. La Mummia che possiamo vedere nella teca, è il corpo congelato di una ragazza inca che visse per circa 12-14 anni, morendo all’incirca tra il 1440 ed il 1450. Si pensa sia deceduta a causa di un soffocamento con una coperta, dopo l’assunzione di droghe o alcol per sacrificarla agli dei.
Nel museo si entra dopo avere lasciato ogni cosa, cellulare e macchina fotografica in un armadietto. Vietati scatti e flash per precauzioni di tipo scientifico legate alla necessità di provvedere alla conservazione del corpo, rimarrete veramente sorpresi nell’ammirare la mummia perfettamente conservata, in cui è ben visibile il volto e una parte del corpo.
Per cena mi reco in un ristorante tipico per assaporare qualche pietanza caratteristica e decido di prendere un buonissimo filetto di alpaca alla griglia, non sapendo ancora che ne vedrò molti durante il viaggio e diventerà il mio animale preferito!!
Tornata in hotel, mi guardo allo specchio mi accorgo di avere la faccia arrossata dal sole e gli occhi che mi bruciano e capisco che nei prossimi giorni sicuramente dovrò utilizzare una crema solare e gli occhiali da sole, perché qui è necessario proteggersi per non rimanere ustionati!!
La prossima tappa del viaggio sarà: la Cruz del Condor e Chivay.